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Aln668 in servizio sulla Roccasecca-Avezzano - Foto Giovanni Giglio
L’autunno caldo delle ferrovie in Piemonte, Friuli, Toscana, Abruzzo, Lazio e Sicilia, tra chiusure, sospensioni e riduzioni del servizio
10 Settembre 2013 Abruzzo
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Aln668 in servizio sulla Roccasecca-Avezzano - Foto Giovanni Giglio

Aln668 in servizio sulla linea Roccasecca-Avezzano – Foto Giovanni Giglio

Riaprono le scuole e chiudono le ferrovie regionali. E’ il paradossale scenario che quest’inizio di settembre porta con se in alcune regioni italiane dove linee ferroviarie locali non hanno riaperto al termine della sospensione estiva del servizio, mentre per alcune altre c’è stata una drastica riduzione del servizio, preludio di dismissione.
A dire il vero su alcune di queste (Casale-Vercelli, Roccasecca-Avezzano, Alcamo-Trapani via Milo, Cecina-Volterra) già da prima dell’estate si addensavano nubi nere sul loro futuro, mentre per altre (Varallo Sesia-Novara, Gemona-Sacile, Priverno-Terracina e quasi tutta la rete secondaria siciliana) le modifiche di settembre non fanno altro che prolungare quella lenta agonia che già da diversi mesi le caratterizza.
Ma vediamo nel dettaglio i destini e le motivazioni, politiche e/o tecniche, che ne hanno deciso il triste destino delle linee.

Partiamo dal profondo Nord, dal Piemonte, dove per recuperare 370 milioni di debiti la giunta Cota prosegue nella sua strategia di smantellamento della rete ferroviaria. O per lo meno, di quel che ne resta dopo il pesante ridimensionamento di un anno fa (v. articolo). A farne le spese stavolta la linea Casale-Vercelli, scampata stranamente alla precedente strage ma che in questa occasione ha assunto quasi un ruolo di vittima catartica all’interno di un rito di purificazione dal ferro da parte della giunta regionale.
Si, perché la soppressione integrale del servizio sulla Casale-Vercelli, oltre che richiesta in modo quasi pressante da Trenitalia, è stato anche il risultato di un estenuante tira e molla e pressioni politiche sulle decisioni regionali. Un gioco che ha creato non poche tensioni in giunta, ma che ha ottenuto almeno in parte il risultato previsto. Niente più treni sulla Casale-Vercelli, ma solo bus sostitutivi che, come con soddisfazione riferiscono dalle stanze della Regione, consentono di razionalizzare e migliorare i servizi per consentire le coincidenze con la linea Milano – Torino nel miglior modo possibile.
Chi invece, è riuscita a prolungare la sua agonia è l’antenna Novara-Varallo Sesia, anche lei pronta ad essere sforbiciata, ma salvata in extremis grazie agli appoggi politici e alle giuste pressioni, non solo locali ma provenienti perfino da Montecitorio. Salva ma con un compromesso, l’avvio di una sperimentazione treno+bus per evitare sovrapposizione di servizi e riduzione dei costi. Proposta questa già annunciata un anno fa, ma rimasta sulla carta in tutti questi mesi. Una gestazione lunga che teoricamente dovrebbe far ben sperare in un progetto di rilancio. Peccato che questo lungo studio ha portato ad un risultato opposto, con corse dei treni ridotte di numero e in orari diversificati, che lasciano ai bus, non sostitutivi, l’onere di gestire il traffico nelle ore di punta e al treno il piacere degli orari meno gravosi. Il nuovo orario “sperimentale” prevede sei corse con partenza da Varallo Sesia e altrettante da Novara, per un totale di 12 coppie di corse giornaliere sulla tratta, 4 delle quali anche nei giorni festivi. Eliminate tutte le corse tra Romagnano e Novara e le corse serali sull’intera tratta unitamente alle corse del primo pomeriggio. Una scena già vista in altre occasioni, preludio alla chiusura.
Paradossalmente tutto questo accade a pochi km dal confine con la Regione Lombardia, che in questi anni si è dimostrata molto virtuosa e capace nel campo ferroviario. Se a destra del Ticino si chiudono ferrovie, a sinistra se ne costruiscono di nuove e si continua ad investire. Misteri della politica.

Passando dal Nord Ovest al Nord Est, arriviamo in Friuli, dove in questo caso è stata la natura a decidere. Sulla linea Gemona-Sacile è una frana sui binari a luglio 2012, nei pressi di Meduno, a decretare la “sospensione dal servizio temporanea” e la sostituzione con autoservizi. E nonostante le nuove elezioni, il cambio di giunta e l’annuncio di un interesse alla riapertura della linea, ipotizzandone la presa in carico diretta da parte della Regione Friuli Venezia-Giulia e la gestione delle FUC, poco si è mosso. Anzi, nonostante la linea sia stata riparata, RFI continua a mantenerla sospesa per misteriose “ragioni di sicurezza”.
Quale futuro? Per ora solo bus, ma il traffico merci ancora presente su una parte della linea lascia ancora aperte buone speranze per rivedere la linea svolgere anche servizio passeggeri.

Anche la Toscana non si fa mancare la sua linea da cancellare. Parliamo della Cecina-Volterra, una breve antenna di 30km che collega l’entroterra pisano con il mare e minacciata di chiusura da più di 10 anni. In realtà sui binari di questa linea i treni non circolano già da parecchio tempo, in quanto per un problema legato alla turnazione e alla carenza di materiale diesel da destinare alla linea volterrana, il servizio è svolto con bus sostitutivi. Dal 9 settembre questa situazione si è ufficializzata e le ultime 4 corse in orario previste con treni sono state trasformate in bus e sulla linea non risultano più in orario effettuazioni di corse ferroviarie.
E pensare che solo alcuni mesi fa la stessa Regione aveva fatto ben sperare sul futuro della linea, annunciando l’acquisto di nuovi rotabili per rinforzare la flotta diesel regionale e poter così garantire i treni in servizio sulla linea. I nuovi convogli, realizzati dalla Pesa, dovrebbero arrivare entro la fine del 2013, forse troppo tardi per poterli vedere sulla Cecina-Volterra. O forse no. Dopotutto dove finisce la logica, inizia la ferrovia.

Ci spostiamo in Centro Italia, a cavallo tra l’Abruzzo e il Lazio dove anche in questo caso la natura, insieme all’incuria, sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza della linea appenninica Roccasecca-Avezzano. Qui ad obbligare la sospensione temporanea del servizio, ufficialmente i treni sono soppressi giorno per giorno, è stato principalmente il pessimo stato dell’armamento, in moltissime tratte risalente ancora alla metà degli anni ’70, e dell’infrastruttura, danneggiata negli ultimi anni da alcuni smottamenti e frane, con la conseguente prescrizione di rallentamenti a 30km/h. Situazione generale e nel complesso talmente preoccupante da far intervenire anche i tecnici dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria.
Quindi, pur trovandoci di fronte ad una linea capace di esprimere grandi potenzialità e con un’utenza degna di attenzioni, RFI si è trovata costretta e sospendere a tempo indeterminato la circolazione ferroviaria sull’intera in attesa del reperimento dei fondi per l’avvio degli indispensabili interventi di ripristino.
Purtroppo pur essendo una linea a servizio di due Regioni, la stessa è inserita all’interno del contratto di servizio ferroviario abruzzese. Situazione questa che salvo deroghe successive, non consente per ora il mantenimento del servizio sulla tratta laziale Roccasecca-Sora in migliori condizioni infrastrutturali e da settembre tutte le corse previste in orario vengono effettuate con bus sostitutivo sull’intera tratta.
Ovviamente forti si son fatte sentire le voci dei Comuni attraversati dalla ferrovia, che hanno chiesto l’avvio immediato dei lavori e la riapertura della linea nel minor tempo possibile.
Insolita invece la posizione dell’assessore abruzzese ai trasporti Morra, che dopo aver incoraggiato e permesso due anni fa la chiusura della Sulmona-Carpinone, adesso si batte, giustamente sia ben chiaro, per impedire il taglio della Roccasecca-Avezzano, arrivando anche ad annunciarne la presa in gestione da parte della Regione e l’affidamento a privati. Avremmo gradito la stessa solerzia anche negli anni scorsi per altre linee, ma forse all’epoca non c’erano le elezioni in vista. E come dice un vecchio adagio, a volte a pensar male… ci si indovina.

Sempre la natura, nel sud del Lazio, continua a far tener chiusa la Priverno Fossanova-Terracina. La linea è sospesa all’esercizio da settembre 2012, quando una caduta di massi lungo i binari ha reso non percorribile la tratta. Pur risultando in orario, i treni da settembre sostituiti da bus in attesa che l’intero costone roccioso venga messo in sicurezza. Intervento che vede ancora contrapposti RFI ed enti locali su chi debba finanziare i lavori.

E con un lungo balzo arriviamo in Sicilia, dove dal punto di vista ferroviario si sta consumando una situazione paradossale sulle spalle del servizio e dell’utenza. Infatti sull’isola non è ancora stato sottoscritto un contratto di servizio per il trasporto regionale e i treni circolano in base ai servizi minimi o alle necessità di Trenitalia. Il panorama è abbastanza incerto, con linee chiuse a tempo indeterminato come la Caltagirone-Gela ed altre oramai ridotte all’osso come la Siracusa-Noto-Ragusa-Gela-Licata-Canicattì o la Palermo-Caltanissetta-Enna-Catania percorse oramai soltanto da alcuni limitati treni in servizio locale.
E tra le linee siciliane, tutte oramai in stato di pericolosa contrazione dell’offerta, chi è oramai prossima a scomparire è la Alcamo-Trapani via Milo, interrotta del mese di febbraio 2013 per uno smottamento e che da settembre ha visto la soppressione totale di tutti i treni previsti in orario.
Il trasporto ferroviario siciliano è vittima del disinteresse di ben tre giunte regionali, che nel corso degli ultimi 10 anni non sono state mai capaci di giungere alla sottoscrizione del contratto di servizio con Trenitalia e avviare così i necessari piani di investimento e potenziamento. La Alcamo-Trapani via Milo è la prima vittima illustre del disinteresse della politica sociale alla mobilità regionale. Dopo averne promesso a più riprese la sua elettrificazione così da velocizzare i collegamenti tra i due capoluoghi, si è giunti al non poterne ripristinare una lesione all’infrastruttura accettando di fatto e senza batter ciglio la soppressione dell’unico collegamento ferroviario diretto e rapido esistente tra Trapani e Palermo. Il tutto ovviamente a vantaggio delle autolinee private.

Tra pochi mesi, al cambio d’orario di dicembre, vedremo quali altre novità ci riserveranno Trenitalia e Regioni sul futuro di tante altre linee ferroviarie. E scopriremo quale sorte ci sarà per le linee trattate in quest’articolo, se verranno decretate le loro chiusure definitive o si incominceranno a vedere i barlumi per un rilancio reale.

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