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Futuro di incognite per la ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo
21 Settembre 2015 Ferrovia Regionale
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Il nuovo orario è il funerale della Roma Nord perché disincentiva l’uso del treno da Montebello in su. Il pendolare è sempre più danneggiato da un servizio pubblico che invece di mettere al centro lui e le sue esigenze (visto che paga) lo relega a semplice comparsa. Da quando è in vigore questo maledetto orario, le consolari in ingresso Flaminia e Cassia sono bloccate dalle 7 di mattina. Gli utenti prendono l’auto perché non si fidano più del treno. Che fosse questo lo scopo del proprietario della ferrovia per incentivare il trasporto su gomma? Avessimo consolari a 3 corsie forse sarebbe stato comprensibile ma invece abbiamo due stradine che a malapena contengono il traffico locale.
Sono stati fatti investimenti sulla linea come la stazione nuova di prima porta e poi non ci fanno fermare nemmeno le corse extraurbane.
L’orario previgente con scadenza 6 settembre 2015, come gli orari precedenti, avevano ben cinque treni che da Roma arrivavano fino a Viterbo e viceversa. Ora esiste uno “spezzatino” di percorrenze ove nessun treno raggiunge Viterbo direttamente, ma si rende obbligatorio un cambio forzoso a Catalano. Certo impiegare due ore e trentasette minuti per raggiungere da Roma, Viterbo per un percorso di 102 chilometri è tanto. Però non viene considerato il numero di paesi che tocca questa ferrovia, il fatto che arrivi direttamente nel centro di Roma, a piazzale Flaminio ed a Viterbo, nei pressi di Porta Fiorentina a due passi dalla stazione delle FS. Come attuato dalle Ferrovie dello Stato, la prima fase dello smantellamento di una ferrovia consiste nel sopprimere le corse dirette (vedi Roma-Viterbo e viceversa), sostituire alcune percorrenze con corriere, sopprimere improvvisamente molte corse al fine di “defidelizzare” l’utenza (cosa già in atto da anni nel viterbese), non controllare affatto l’evasione tariffaria. In pratica si fa di tutto per sopprimere questa ferrovia, non sostituendo e spendendo un’euro per il materiale rotabile, costringendo gli utenti e il personale dipendente a vedere con sollievo un suo smantellamento.
Eppure Viterbo e la sua provincia stanno perdendo un‘altro collegamento importante con la Capitale. La nostra ferrovia rappresenta uno stereotipo di grande interesse storico e valore paesaggistico. A differenza delle Ferrovie Svizzere che attraversano montagne di inestimabile attrazione e che sono prive di monumenti ed arte, il nostro trenino passa una miriade di paesi e paesini che ci portano dall’età del bronzo ai giorni nostri.
Mentre sulla Trento – Malles si organizza il treno dei Castelli, si rende attiva la linea con innumerevoli manifestazioni ed attrazioni, si contrasta l’evasione tariffaria in maniera drastica, qui nel Lazio si smantella e si distrugge.
Come riporta una nota del gestore della Ferrovia, sono aumentate le corse urbane che passano a dieci in più rispetto all’orario invernale dello scorso anno.
E paradossalmente viene posto come una conquista che “Ad integrare l’orario ferroviario extra urbano saranno attive anche sette corse bus extraurbane sulla direttrice Montebello-Viterbo e viceversa”.
Una ferrovia deve essere una ferrovia e non un misto di treni e corriere.
E’ ora che Viterbo, la Tuscia, i sui sindaci, i suoi abitanti comincino ad alzare la voce nei confronti di una “gestione regionale” che vuole tagliare e togliere tutto alle sue province.
Se non si ripristina in fretta un orario degno, con magari meno corse, ma certe in partenza e senza ritardi o soppressioni, senza punti di rottura, sono in molti che lo ritengono, avremo che la forza pubblica stazionerà a Flaminio e a Montebello tutte le sere: la rabbia del pendolare, frustrato da ritardi e soppressioni, è diventata incontenibile.

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