AnsaldoBreda diventa Hitachi Rail Italy




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Foto Hitachi_Rail

Foto Hitachi_Rail

“Con riferimento al comunicato stampa del 27 ottobre 2015, Finmeccanica rende noto di avere positivamente concluso, insieme ad Hitachi, le attività, e le relative intese, di definitiva verifica in ordine al soddisfacimento delle condizioni contrattuali sia relativa ad Ansaldo STS sia ad AnsaldoBreda e di poter pertanto procedere anche al closing dell’operazione di cessione della propria partecipazione, pari al 40% circa, in Ansaldo STS S.p.A. nel complessivo ambito della valorizzazione del settore trasporti.”
E’ con questo mero, vuoto e triste comunicato che due grandi nomi capisaldi dell’ingegneria ferroviaria italiana, l’Ansaldo e la Breda, cessano definitivamente di esistere passando in mani (quali, se no?!) straniere. Nasce Hitachi Rail Italy.
Le due grandi aziende italiane, fuse in un’unica impresa che poteva promettere notevoli progetti agli inizi del 2000, l’AnsaldoBreda per l’appunto, non si può certo non dire che non navigasse in buone acque: grandi fallimenti, inclinazioni industriali sicuramente discutibili, prodotti via via sempre meno di qualità e, dall’altro lato, un Governo non propriamente presente, hanno posto fine alla lunga e lenta agonia di questi due grandi nomi a cui l’ Italia ferroviaria deve molto in termini di tecnologie e conoscenze.
Già da un po’ di tempo in qua la situazione non sembrava ottima e il grande flop del V250 “Fyra” di certo non ha migliorato la situazione (v. articolo).
Flop, quest’ultimo, dalle mille facce e di cui ancora a oggi nessuno conosce bene i particolari. Prima gli abnormi ritardi delle consegne (già immagine di un’azienda al collasso), poi i malfunzionamenti durante prove e corse causati da un utilizzo che la stessa azienda aveva dichiarato da evitare. Già, perché se AB ha molti lati negativi, questo sicuramente è a suo favore: i treni in questione, infatti, sarebbero stati utilizzati durante prove e corse regolari in condizioni metereologiche proibitive quali l’uso a 200km/h anziché 160 dettati da neve e temperature molto basse.
Viene, quindi, logico pensare che in casi come questo AB avrebbe potuto riscattarsi facendo valere la sua, anche se non più molto rilevante già ai tempi, posizione: così, purtroppo, non è stato. Dopo varie peripezie legali fra la stessa e le ferrovie commissionarie dei convogli ne è scaturita la sconfitta di AB e tutti i V250 sono dovuti rientrare in Italia (v. articolo) dopo aver pagato, nei confronti delle ferrovie dei Paesi Bassi, una penale non poco minuscola.
AnsaldoBreda, si può tristemente affermare, continuava ad esistere solo per le commissioni di Trenitalia, Trenord e altre società minori per la ristrutturazione e la costruzione del proprio materiale rotabile.
Mentre si consumava il fatto dei Fyra, non poteva, ovviamente, mancare la mano del Governo che fra riforme e ricollocamenti di amministratori delegati ha dato manforte alla distruzione di questi due storici marchi.
L’ex-AD di FS, Mauro Moretti, ha infatti dichiarato, a pochi giorni dall’entrata in Finmeccanica come nuovo AD, di voler vendere lo storico marchio italiano al miglior offerente per la grave situazione economica dello stesso. Dopo qualche esitazione si sono presentati i giapponesi della Hitachi e da quel momento in poi tutti gli attenti alla ferrovia hanno già capito cosa sarebbe uscito da questo connubio.
Dopo una fase preliminare di passaggi di proprietà fra AB, Finmeccanica e l’azienda giapponese il gioco era oramai fatto.
Sono di pochi giorni fa le prime foto che raffigurano l’eliminazione dei loghi AnsaldoBreda dal deposito di Pistoia (simil fatto si pensa sia accaduto anche alle officine di Reggio Calabria): un angoscioso requiem, verrebbe da dire.
Una fine nel silenzio più assoluto di due grandi marchi italiani che hanno fatto la storia in Italia, nell’Europa e nella ferrovia mondiale che poteva sicuramente consumarsi diversamente.

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