Voragine di sprechi in FSE, dalla relazione del commissario emergono gli scandali




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ATR220 delle FSE - Foto Gabriele Palmieri

ATR220 delle FSE
Foto Gabriele Palmieri

Che nella gestione delle Ferrovie del Sud Est ci fosse qualcosa che non andava, era emerso. Non soltanto relativamente al servizio, come possono testimoniare le migliaia di utenti che ogni giorno utilizzano i treni e i bus FSE, ma principalmente nelle strategie industriali, se vogliamo chiamarle così, che hanno trasformato l’azienda in una macchina divora soldi e produttrice di scandali. E probabilmente proprio a causa di questi ultimi, e possiamo ben dire per fortuna, che il marcio è venuto fuori. Come non ricordare la questione delle carrozze VARSA, dei tre treni Stadler, mai entrati in servizio, o dell’elettrificazione delle linee baresi.
Per fare luce su tutto e a mettere nero su bianco le ladronerie e il malaffare della precedente gestione FSE, il commissario governativo Andrea Viero, nominato ad inizio anno dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio (v. articolo), ha inviato al socio unico, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, “una dettagliata e documentata relazione in merito allo stato finanziario e patrimoniale della società, alle cause che hanno determinato la grave situazione finanziaria, anche al fine di consentire al Ministero di valutare le condizioni per l’esercizio dell’azione di responsabilità”
Il documento, in 103 pagine, ricostruisce tutti i contratti, gli sprechi e i compensi per i dirigenti che hanno portato l’azienda ad accumulare 311 milioni di debiti e 1400 contenziosi. A corredo della relazione anche una “due diligenze” elaborata dall’agenzia di consulenza Deloitte incaricata appositamente allo scopo dal commissario straordinario Viero.
Una nota del ministero comunica che “Il dossier relativo alle Ferrovie Sud Est e Servizi Automobilistici srl, con la relazione del Commissario e la relazione finale di due diligence, è stato ufficialmente trasmesso il 22 marzo 2016 alla Procura generale della Repubblica di Roma, alla Procura regionale della Corte dei Conti per il Lazio e all’Autorità Nazionale Anticorruzione.”
“Ferrovie Sud Est ha progressivamente smarrito la propria missione, il trasporto pubblico locale. In dieci anni l’azienda ha speso solo 42 milioni di euro per la manutenzione di treni e autobus, mentre ben 272 milioni sono stati contabilizzati in esternalizzazione di servizi, spese legali e consulenze, mandando in fumo circa il 18 per cento dei ricavi ed arricchendo famiglie amiche, studi legali e consulenti”.
A fare il bello e il cattivo tempo c’era Luigi Fiorillo, l’Amministratore Unico della società dal 2004 al 2015 che in questo lasso temporale ha ricevuto compensi per oltre 13,7 milioni di euro, inclusi quelli pagati da Trenitalia come dirigente distaccato di Ferrovie Sud Est (circa un milione).
“L’azienda era l’Amministratore Unico” e non esisteva un sistema di controlli e formalizzazione delle procedure aziendali che potesse bilanciare il suo potere. Ogni ramo della struttura interna rispondeva unicamente a lui. Ed era solamente lui a decidere dal suo studio di Roma.
Ma l’ “esternalizzazione” non riguardava solo l’ufficio dell’Amministratore Unico. Parti importanti dell’azienda venivano svolte lontano da FSE. “Il direttore del personale svolgeva la propria attività in telelavoro da Roma”, con relativo aggravio di costi, mentre altre attività e servizi fondamentali per la gestione erano affidate a ditte esterne attraverso procedure poco ortodosse e molto amicali.
Nel corso degli ultimi dieci anni esternalizzare i servizi per la gestione delle buste paga e della bigliettazione è costato 83 milioni, 116 milioni a società esterne per i sistemi informativi, mentre dal 2001 ad oggi per le attività legali state affidate totalmente un unico studio legale sono stati liquidati onorari per 27 milioni. Il tutto in completa assenza “di una direzione affari legali o almeno di un ufficio che sia stato capace di rapportarsi con i legali esterni”. Paradossalmente il titolare dello studio legale ha fatto anche parte dell’Organo di vigilanza dell’azienda e vanta ancora crediti con l’azienda per circa 15 milioni.
Ed inoltre, incarichi ad uno studio associato per oltre 294mila euro relativamente a consulenze su programmi di valorizzazione con studi di fattibilità di diverse stazioni ferroviarie, ma anche una relazione sul possibile trasporto dei rifiuti degli Ato pugliesi sulla rete ferroviaria Fse.
Ed infine il capitolo familiare per la gestione dell’archivio aziendale e la costituzione dell’archivio storico di Fse. “L’affidamento del servizio avviene mediante l’individuazione diretta del fornitore, in questo caso tre persone fisiche, incaricate separatamente”. Nell’ordine la archivista, “incidentalmente” il marito della stessa ed infine il figlio di entrambi. Il tutto con tre diversi contratti, rinnovati fino al 2021, e per i quali sono stati erogati compensi pari a 2,9 milioni di euro.
Come logica e buon senso prevede, il commissario ha provveduto a revocare tali incarichi, anche in virtù della valutazione che “Ove non fosse intervenuta la revoca del commissario il costo totale per la realizzazione dell’archivio sarebbe giunto alla cifra di 5,4 milioni di euro. Corrispondente al costo di un treno e mezzo (Atr)”.
Adesso spetterà alle autorità inquirenti fare piena luce su quanto accaduto e sui responsabili di questo scempio, mentre i commissari, insieme al Ministero, dovranno mettere in campo il giusto impegno, e le risorse, per ridare qualità ad una delle più grandi reti ferroviarie private italiane ed un servizio adeguato e soddisfacente per l’utenza ed il territorio.
Da parte del Governo sono già stati resi disponibili 70 milioni di euro per agevolare le attività aziendali e permettere la stesura di un piano industriale efficace e di crescita.
Dopo il saccheggio è giunto il momento della rinascita per le Ferrovie del Sud Est

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